Buongiorno lettori, oggi andiamo a scoprire insieme un classico intramontabile della letteratura giapponese. Vi farò conoscere i delicati personaggi di Mille gru del maestro Yasunari Kawabata.
In questo romanzo la cerimonia del tè riveste un ruolo fondamentale, le teiere decorate e le tazzine veicolano sentimenti, paure e desideri dei protagonisti. Racchiudono al loro interno l’essenza stessa dei rapporti che intercorrono tra i personaggi e servono da tramite così che loro possano scambiarsi sguardi, intenzioni e sospetti. Il padiglione del tempio Engakuji di Kamakura, che funge da sala da tè, diventa lo spazio fisico e immateriale in cui accade tutto. Quasi una sorta di proiezione fisica, di un luogo altro in cui le emozioni dei protagonisti possono acquisire materialità e consistenza, il posto in cui tutta la vicenda ha inizio.
Questo padiglione è destinato a essere un luogo di ricordi e vecchie cicatrici per il protagonista Kukiji. Il ragazzo sembra vivere nei piccoli spazi di luce lasciati dall’ingombrante figura del padre defunto. Tutte le donne che gli ruotano attorno avevano un legame con l’uomo e cercano ora di influenzare le scelte di vita di suo figlio, spesso contro la sua volontà.
Questo scritto è pieno di immagini oniriche, di dettagli decorativi, di movenze evanescenti, di stimoli sensoriali. Ci sembra quasi che un velo semitrasparente posato sulla trama ne sveli il contenuto solo grazie a un effetto di luci, un vedo-non vedo irresistibile. E sono proprio i particolari più minuti, come quelli di un abito o l’arredamento di una stanza a veicolare e trasmettere le emozioni dei protagonisti. È proprio da uno di questi scorci emozionali che prende spunto il titolo del libro. Infatti “mille gru” è il motivo della stoffa del fazzoletto della giovane Yukiko, di cui Kukiji s’invaghisce sin dalle prime pagine, proprio durante la cerimonia del tè.
All’inizio del libro Kawabata delinea da subito tutti i personaggi e noi lettori riusciamo a inquadrarli con facilità. Da una parte troviamo Chikako Kurimoto, la maestra del tè che gestisce il padiglione e organizza le cerimonie. Vecchia amica del padre di Kukiji lo invita spesso a questi eventi con la speranza di trovargli una moglie. E infatti al gruppo si uniscono la Signora Ota e sua figlia Fumiko, che la famiglia vorrebbe accasare. I due ragazzi si conoscono già, anche se superficialmente, questo perché sui loro rapporti pende una colpa che non è la loro, ma risale alla relazione extraconiugale dei loro genitori. Ritorna così la figura onnipresente del padre di lui, il ragazzo sostiene con difficoltà il paragone e i continui richiami al defunto.
In questo quadro dove tutto sembra già deciso, dove ogni pennellate pare essere quella definitiva, s’insinua la terza donna del racconto. Yukiko, la proprietaria del fazzoletto. Il ragazzo la nota subito e tenterà poi di conoscerla meglio, nonostante gli intrighi amorevoli della vecchia Chikako. Si aprono così le danze in un andirivieni di intenzioni, proposte, sbagli e ripensamenti amorosi. Kukiji dovrà fare i conti con il passato travagliato della sua famiglia, tentando di ritagliarsi uno spazio vitale che sia solo suo.
Questo breve romanzo lo consiglio a chi ha voglia di conoscere, o magari riscoprire, un Giappone dal sapore antico, nostalgico, leggiadro. L’autore ci delizia con una scrittura diretta, ma arricchita da tante piccole perle descrittive, caratteristiche dei suoi libri. Ombre, fruscii, la bellezza di una foglia dietro un paravento o di una manica che oscilla nell’aria: questa è la delicata scrittura di Kawabata, come una telecamera lenta pone la nostra attenzione su infinite (in)essenziali particolarità. Ideale per chi vuole bearsi di un accostamento perfetto di colori o di un panorama da xilografia.
Buona lettura, vi abbraccio!
L‘ombra di piccole foglie si disegnava sui pannelli scorrevoli di carta, dietro di lei; sulle spalle e sulle ali delle lunghe maniche del kimono a colori vivaci giocavano tenui riflessi. I capelli parevano luminosi.
Per un padiglione del tè la luce era certo eccessiva, ma essa metteva in risalto la giovinezza della Inamura. Il minuscolo panno per gli utensili, rosso come si addiceva all’età di lei, dava una sensazione non di morbidezza, ma di estrema freschezza. Sembrava che dalle mani della fanciulla sbocciare un fiore purpureo. E si sarebbe detto che mille gru piccole e bianche si le assetto in volo attorno a lei.
La vedova Ota raccolse la coppa Oribe nel cavo della mano “Su questo nero, il tè verde produce un accostamento perfettamente intonato alla primavera” osservò, senza precisare che un tempo la coppa era appartenuta al suo defunto marito.
Autore: Yasunari Kawabata (1899-1972, Ibaraki-Zushi)
Titolo: Mille gru
Anno: 1949-1951 (Pubblicato originariamente a episodi su varie riviste)
Casa editrice: SE editore
Prima edizione italiana: 2002
N. Pagine: 136